" Tutto si trasforma, Nulla si distrugge "

lunedì 12 gennaio 2009

Maciachini Center


Business park destinato al terziario dove lavoreranno oltre 4mila persone: un grande progetto urbano per nuovi uffici, ma anche un teatro-museo, un centro fitness con negozi di vicinato, un foodpark e spazi pubblici per il tempo libero.

Il ripristino di vecchi edifici destinati a nuove funzioni fa parte di quel sistema di mutamenti propri delle grandi metropoli contemporanee in avanzata fase di trasformazione attraverso la riconversione di aree industriali dismesse. Il Maciachini Center, infatti, sorge sul’ex area dello storico complesso Carlo Erba, una delle maggiori industrie mondiali per la produzione di farmaci e reagenti chimici, nato alla fine dell’Ottocento e sviluppatosi fino a occupare un’area di circa 100.000 mq che con la crisi industriale degli anni settanta, è stato progressivamente dismesso fino alla chiusura nel 1998.

Commissionato alla società Europa Risorse, la realizzazione del complesso Maciachini ha l’obiettivo di riqualificare integralmente l’area preesistente (tra piazzale Maciachini e il Parco Nord) e di ricostruire l'isolato urbano portando la città “dentro la costruzione”, e non viceversa.

Il complesso si compone di tre grandi volumi, orientati secondo i principali allineamenti del lotto, due dei quali uniti da una struttura di collegamento trasparente per formare in pianta una figura a forma di H. Un passaggio pubblico che unisce a tutti i piani i due edifici, apre un passaggio diagonale da est a nord e permette di raggiungere l’area verde.

L’impostazione architettonica è evidenziata dall’integrazione delle parti vetrate con la struttura, e dai precisi e liberi tagli spaziali che trascendono i volumi, valendosi della perfezione tecnologica e materica dell’alluminio.

La dimensione, una sorta di ordine gigante fatto di cristalli, diviene un’icona contemporanea di riferimento pur sempre entro quel racconto urbano che si esprime per allineamenti e proporzioni che nascono da un’osservazione attenta dell’intorno.
La trasparenza, pur nell’immagine di un’architettura connotata da un linguaggio che declina tutti gli aspetti delle nuove tecnologie, cerca un rapporto di simbiosi con il verde e con la luce che avvolge e compenetra le forme dell’edificio.
La ricerca della dissoluzione della soglia o del limite che separano solitamente l’esterno dall’interno, ha indotto il ricorso alla facciata a doppia pelle che sta realizzando Stahlbau Pichler. Le cellule a doppia pelle montate su profili di alluminio, appositamente realizzati da AluK, utilizzano esternamente vetri serigrafati in trenta colorazioni diverse e brise soleil apribili elettronicamente per rompere l’incidenza diretta dei raggi solari e, allo stesso tempo, assumere il ruolo caratterizzante nei prospetti.

L’attenzione dedicata al progetto al fine di generare luci e ombre per dare un’identità nuova allo spazio architettonico, crea una sorta di nuovo linguaggio teso più alla percezione visiva che all’involuzione della forma architettonica a se stante. Forma architettonica e funzione trovano così la loro sintesi nel linguaggio espressivo, che si realizza dall’unione dell’oggetto esposto e dallo spazio architettonico.

Tutto l’edificio è retto da una strategia ambientale che riduce il consumo energetico di oltre metà rispetto ad un normale fabbricato.

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